In ordine di importanza: due o più anestesie generali successive al parto, prima del quarto anno di vita; presenza di disturbo del linguaggio; sesso maschile; storia genitoriale di alcolismo o di disturbo da uso di sostanze; familiarità: un genitore affetto da dislessia; esposizione prenatale alla cocaina.
Le difficoltà nelle competenze comunicativo-linguistiche, motorioprassiche, uditive e visuospaziali, soprattutto in presenza di una anamnesi familiare positiva.
Per individuare i bambini a rischio di DSA si raccomanda di utilizzare contemporaneamente più fonti, in particolare: anamnesi (fisiologica, familiare e medica); questionari ai genitori su variabili mediche, comportamentali, familiari, legate allo sviluppo psico-fisico, legate allo sviluppo sociale; valutazioni/previsioni degli insegnanti; batterie di screening, che valutino le competenze linguistiche, fonologiche, meta-fonologiche e visuo-percettive. In particolare:
- nella scuola dell’infanzia: le capacità linguistiche (lessico), le capacità fonologiche (consapevolezza fonologica), la conoscenza delle lettere
- nelle prime fasi dell’apprendimento scolare: le capacità fonologiche e meta-fonologiche, la decodifica di parole
In questi casi vengono effettuati interventi precoci, erogati possibilmente da insegnanti formati allo scopo, e mirati a ridurre il rischio di difficoltà di lettura (velocità e correttezza) e di ortografia. In particolare si tratta di interventi intensivi, da effettuare in sessioni quotidiane (comunque non meno di 2 volte alla settimana), individuali o in piccoli gruppi, da 15-30 minuti l’una, per 1-2 mesi, che devono comprendere attività per favorire le abilità meta-fonologiche (per es. segmentazione e fusione fonemica) e l’associazione tra grafemi e fonemi, esercizi per lo sviluppo del lessico e la lettura di testi.
Nel corso dei periodici bilanci di salute, direttamente o su segnalazione da parte dei genitori e/o degli insegnanti, compito del pediatra è quello di rilevare difficoltà nelle competenze comunicativo-linguistiche, motorioprassiche, uditive e visuospaziali, e, se persistenti nel tempo, richiederne un approfondimento presso i servizi sanitari dell’età evolutiva.
Gli insegnanti, opportunamente formati, possono individuare gli alunni con persistenti difficoltà negli apprendimenti e segnalarle alle famiglie, indirizzandole ai servizi sanitari per gli appropriati accertamenti, nonché avviare gli opportuni interventi didattici.
Dopo un’attività di didattica adeguata, entro la metà del primo anno della scuola primaria, quando osservano difficoltà persistenti relative all’apprendimento:
- di lettura e scrittura: difficoltà nell’associazione grafema/fonema e/o fonema/grafema; mancato raggiungimento del controllo sillabico (consonante-vocale) in lettura e scrittura; eccessiva lentezza nella lettura e nella scrittura; incapacità a produrre le lettere in stampato maiuscolo in modo riconoscibile
- di calcolo: difficoltà nel riconoscimento di piccole quantità; difficoltà nella lettura e/o scrittura dei numeri entro il 10; difficoltà nel calcolo orale entro la decina anche con supporto concreto
Gli insegnanti devono mettere in atto interventi mirati (attività di potenziamento specifico, vedi domanda n. 29) e informarne le famiglie.
Gli insegnanti devono proporre alla famiglia la consultazione dei servizi specialistici ai fini di un approfondimento clinico.
Si, la legge 170/2010 sancisce che per gli studenti che, nonostante adeguate attivita’ di recupero didattico mirato, presentano persistenti difficoltà, è la Scuola a trasmettere apposita comunicazione alla famiglia.
Si, la legge 170/2010 sancisce che è compito delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia, attivare interventi tempestivi, idonei ad individuare i casi sospetti di DSA degli studenti.